Donne e paura: una libertà negata. Cosa ci racconta il Rapporto Censis sulla sicurezza fuori casa

In Italia cresce il bisogno di sentirsi al sicuro quando si è fuori casa. Ma a pagare il prezzo più alto sono, ancora una volta, le donne. Il 1° Rapporto Univ-Censis “La sicurezza fuori casa”, presentato a maggio 2025, lancia un segnale d’allarme chiaro: la libertà di movimento per molte donne è ormai un lusso.
L’81,8% delle donne ritiene che, negli ultimi cinque anni, camminare per strada sia diventato più pericoloso. Una percezione che si fonda su dati concreti e su esperienze quotidiane che spesso restano invisibili: il 67,3% ha paura quando rientra a casa di sera o di notte, e il 29,5% dichiara di essere stata seguita da uno sconosciuto. Sono numeri che raccontano una realtà fatta di rinunce e limitazioni: il 38,1% degli italiani ha evitato almeno una volta di uscire per paura, percentuale che sale tra le donne e i giovani.
Ma non si tratta solo di sensazioni. I dati sulle violenze sessuali confermano un’emergenza che non accenna a diminuire: nel 2024 in Italia si sono contati 6.587 casi, con un aumento del 34,9% rispetto a cinque anni fa. E il 25,6% delle donne intervistate afferma di aver subito almeno una molestia sessuale. A questi si aggiungono scippi, borseggi e altre forme di aggressione che colpiscono in modo sproporzionato il genere femminile.
È un’Italia in cui le strade, i mezzi pubblici e persino il tragitto verso casa diventano luoghi da evitare o da attraversare con il cuore in gola. Una libertà condizionata, che costringe molte donne a cambiare orari, percorsi e abitudini.
Non è un caso che il ricorso alla sicurezza privata stia crescendo: quasi 8 milioni di italiani, secondo il rapporto, vi si sono rivolti perché si trovavano in una situazione di pericolo. Ma può bastare l’intervento privato a garantire libertà e diritti?
Perché in gioco non c’è solo la sicurezza: c’è il diritto delle donne di vivere lo spazio pubblico senza paura, di poter esistere senza chiedere protezione, di camminare libere, non coraggiose.
È tempo di ascoltare questi dati, di agire sulle cause, di educare al rispetto e di costruire una società in cui nessuna debba più rinunciare alla propria libertà per sentirsi al sicuro.