Il 58% delle donne avvocato afferma di aver subito discriminazioni di genere sul luogo di lavoro. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio sulle pari opportunità nelle professioni ordinistiche, alla quale hanno aderito il Consiglio Nazionale Forense, il Consiglio Nazionale del Notariato e il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. La stessa percezione è condivisa anche dall’11,4% degli uomini. Dati simili si registrano tra i commercialisti, mentre tra i notai la percentuale di donne che denuncia episodi di discriminazione si attesta al 40%.
La ricerca, che ha coinvolto oltre 7.500 professionisti, di cui più di 5.300 avvocati (il 69,4% donne), restituisce un quadro chiaro di un disagio ancora molto presente. La maggior parte dei partecipanti lavora a tempo pieno, e la distribuzione dei carichi tra vita privata e professionale si rivela uniforme tra le categorie. Tuttavia, emergono ancora stereotipi difficili da superare. In particolare, molte professioniste segnalano la tendenza, da parte di clienti e colleghi, a percepire l’avvocato come figura maschile, mentre le donne vengono identificate come segretarie o assistenti, anche in contesti professionali paritari. Si evidenzia inoltre una forma di esclusione interna alla categoria: donne senza figli che tendono a non coinvolgere le madri in incarichi più impegnativi, giudicandole meno disponibili.
La ricerca sottolinea come la consapevolezza del problema sia crescente. Molte risposte evidenziano l’urgenza di un cambiamento culturale, basato su educazione, conoscenza e diffusione di buone pratiche. Le discriminazioni, secondo le professioniste intervistate, non derivano solo da atti espliciti, ma anche da atteggiamenti e convinzioni radicati, che ostacolano il pieno riconoscimento delle competenze femminili. La convinzione condivisa è che servano norme a tutela del lavoro, ma anche una rete solidale tra donne, per affrontare e superare stereotipi e barriere culturali.
Nel contesto internazionale, la posizione dell’Italia resta critica. Il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum colloca il Paese all’87° posto su 146, con una perdita di otto posizioni rispetto al 2023. In Europa, solo Ungheria e Repubblica Ceca risultano in posizioni più arretrate. A pesare sono la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, il divario retributivo, la scarsa rappresentanza nei ruoli decisionali e l’assenza di misure efficaci per la conciliazione dei tempi di vita.
Nonostante la presenza di Comitati e Commissioni Pari Opportunità presso i Consigli Nazionali, oltre il 67% delle donne avvocato e il 62% degli uomini dichiarano di non sapere se esista, o verrà introdotto, un piano per la parità di genere nella professione. Questo dato conferma quanto sia necessario non solo dotarsi di strumenti istituzionali, ma anche renderli visibili e operativi. L’obiettivo non può che essere quello di trasformare la crescente consapevolezza in azioni concrete e strutturate.
6Libera si unisce all’appello delle professioniste che chiedono rispetto, riconoscimento e pari opportunità, ribadendo il proprio impegno quotidiano per una cultura del lavoro libera da stereotipi, discriminazioni e disparità.
Fonte: https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/art/AGQXZVkC