Analisi INPS sul divario retributivo: le donne guadagnano il 25% in meno degli uomini

Secondo l’ultima analisi dell’INPS sul divario retributivo di genere in Italia, le donne percepiscono in media una retribuzione inferiore del 25% rispetto agli uomini. Tale disparità, in termini temporali, equivale a quasi tre mesi di lavoro non retribuito all’anno per le lavoratrici.

Nel dettaglio del settore privato, la retribuzione giornaliera media si attesta a 79,8 euro per le donne, a fronte dei 107,5 euro percepiti dai colleghi uomini. Il divario si accentua ulteriormente nei settori a più alta remunerazione, come quello finanziario e assicurativo, dove la differenza salariale può superare il 30%.

Questa situazione si verifica nonostante un livello di istruzione mediamente più elevato da parte della componente femminile, che rappresenta quasi il 60% del totale dei laureati in Italia. Tuttavia, i dati indicano che le carriere delle donne sono caratterizzate da maggiore instabilità e da una limitata rappresentanza nelle posizioni apicali: solo il 21% dei ruoli dirigenziali nelle aziende italiane è ricoperto da una donna.

Fonte: https://ecodellojonio.it/articoli/attualita/2025/11/presentato-a-cosenza-il-rendiconto-sociale-dell-inps-provinciale

Il grande divario occupazionale di genere: cosa succede dopo i 30 anni?

Una nuova ricerca condotta dall’Osservatorio Elle Active!, in collaborazione con il gruppo Hearst e il Centro di Ricerca sul Lavoro (CRILDA) dell’Università Cattolica di Milano, ha messo in luce la gravità del divario di genere nel mercato del lavoro italiano. Dai dati emerge un punto di svolta critico intorno ai 35 anni d’età.

Mentre nelle fasi iniziali della carriera, tra i 20 e i 30 anni, le differenze occupazionali tra uomini e donne risultano minime, a 35 anni la situazione diverge drasticamente. A questa età, un uomo ha il 95% di probabilità di essere occupato, mentre per una donna la percentuale scende al 50%. Il restante 50% delle donne si divide tra uno stato di inattività (40%) e di disoccupazione (10%).

Questo divario anagrafico si inserisce in un contesto nazionale in cui il differenziale occupazionale complessivo tra uomini e donne in Italia si attesta al 19,4%, un valore quasi doppio rispetto alla media europea.

La ricerca evidenzia inoltre una forte segregazione occupazionale: circa la metà dell’occupazione femminile è concentrata in sole 21 professioni, a fronte delle 53 professioni principali per gli uomini. A ciò si aggiunge il divario retributivo di genere (gender pay gap), che aumenta progressivamente lungo l’intero arco della carriera, fino a registrare un picco superiore al 30% verso la fine del percorso lavorativo.

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/gender-gap-italia-divario-doppio-media-europea-AHaohRdD

Finto annuncio di lavoro: donna sequestrata e violentata per un mese

I Carabinieri hanno arrestato un uomo di 60 anni con le accuse di sequestro di persona e violenza sessuale continuata ai danni di una donna di 44 anni di origini rumene. Secondo quanto ricostruito, la vittima era stata attirata in una trappola attraverso un falso annuncio di lavoro per una posizione da badante.

L’uomo avrebbe tenuto la donna prigioniera nel suo appartamento per circa un mese, abusando ripetutamente di lei. La possibilità di salvezza per la vittima si è presentata quando l’aggressore, uscendo di casa, ha dimenticato il proprio telefono cellulare. La donna ha colto l’occasione per inviare un messaggio a un’amica, chiedendole di allertare immediatamente le forze dell’ordine.

All’arrivo dei militari, l’uomo ha tentato di giustificare la presenza della donna sostenendo che fosse la sua convivente. Tuttavia, la vittima, appena ha visto i Carabinieri, ha immediatamente chiesto aiuto, indicando l’uomo come il suo aguzzino.

La donna è stata soccorsa e trasportata in ospedale, dove gli accertamenti sanitari hanno confermato le violenze subite. Gli inquirenti, una volta appresi i dettagli della prigionia, hanno descritto la vicenda come “agghiacciante” per la crudeltà dimostrata dall’indagato.

Fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/catania-donna-inserzione-badante-sequestro-violenza-sessuale_104898451-202502k.shtml

Progetto “Elephant Talk”: una mappatura Europea sull’odio di genere online

È stato presentato il progetto internazionale “Elephant Talk”, un’iniziativa creata dall’associazione palermitana Maghweb in collaborazione con Impact Hub Labs, Polylogos e Young Educators. Il progetto ha coinvolto giovani provenienti da sei Paesi europei – Croazia, Spagna, Slovenia, Grecia, Portogallo e Romania – in un’attività di mappatura partecipativa e raccolta dati sul fenomeno dell’odio di genere online.

Dallo studio emerge come l’odio di genere online, pur essendo un fenomeno spesso sommerso, rappresenti un’esperienza comune per i giovani esposti agli ambienti digitali. Per quanto riguarda l’Italia, il report evidenzia che il fenomeno coinvolge in modo preponderante la popolazione femminile o persone con corpi non conformi, in una misura pari al 70% dei casi.

L’indagine, oltre a fornire un’analisi del fenomeno, è accompagnata da una serie di raccomandazioni formulate per orientare le politiche pubbliche in materia. I risultati dello studio e le relative raccomandazioni sono stati resi accessibili al pubblico e sono consultabili sulla piattaforma “stophatespeech.eu”.

Fonte: https://palermo.repubblica.it/cronaca/2025/10/20/news/parte_da_palermo_il_primo_report_internazionale_sul_body_shaming-424925618/

Lavoratrice denuncia il datore di lavoro per straordinari negati

Una lavoratrice di 32 anni, impiegata part-time presso un’azienda edile, ha denunciato di aver subito un’aggressione fisica e verbale da parte del proprio datore di lavoro. L’episodio sarebbe scaturito in seguito alla richiesta della donna di registrare tre ore di lavoro straordinario sul foglio presenze.

Secondo la ricostruzione fornita dalla donna, il titolare si sarebbe opposto alla richiesta, negando gli straordinari e affermando che la dipendente “non lavora abbastanza”. Per evitare un’escalation del conflitto, la lavoratrice avrebbe acconsentito a non segnare le ore, precisando tuttavia che in futuro non si sarebbe più trattenuta oltre il proprio orario. Al termine del suo turno, rifiutandosi di restare per ulteriori pratiche, sarebbe stata colpita con una manata alla scapola, afferrata per un braccio e spinta fuori dall’ufficio, mentre il titolare le intimava di andarsene, comunicandole verbalmente il licenziamento.

In seguito all’episodio, la lavoratrice ha contattato i Carabinieri ed è stata successivamente trasportata in ambulanza al pronto soccorso per accertamenti. Il datore di lavoro, da parte sua, nega i fatti contestati.

Attualmente in stato di malattia, la donna ha sporto formale denuncia ed è assistita dal sindacato Fillea Cgil. Ha dichiarato di stare valutando le dimissioni, nonostante le proprie necessità economiche, e ha espresso rammarico per la mancata solidarietà da parte dei colleghi. Ha inoltre reso noto di essere alla ricerca di un nuovo impiego per poter affrontare con maggiore serenità il percorso legale che intende portare avanti.


Fonte: https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/io-lavoratrice-picchiata-per-tre-ore-di-straordinario-ezkp4y17

Il Gender Pay Gap in Italia: 20% in meno in busta paga, 30% sulla pensione

In Italia, il divario retributivo di genere rappresenta una criticità strutturale con impatti significativi e duraturi sulla vita economica delle donne. Le lavoratrici percepiscono in media buste paga inferiori del 20% rispetto ai loro colleghi uomini, una differenza che si aggrava ulteriormente nel calcolo delle pensioni, raggiungendo il 30%. Questo fenomeno, che si manifesta fin dal primo ingresso nel mondo del lavoro, è stato oggetto di analisi da parte di diverse istituzioni, evidenziando un quadro complesso che va oltre la semplice parità di mansioni.

Secondo l’ultimo report quadriennale di Eurostat, la differenza salariale nelle retribuzioni mensili lorde in Italia è pari al 20%, posizionando il Paese al di sotto della media dell’Unione Europea (24%). Se si considera la retribuzione annuale, il divario è del 21%, con un salario lordo medio di 34.777 euro per gli uomini a fronte dei 27.530 euro per le donne.

Tuttavia, come sottolineato dalla professoressa Luisa Rosti dell’Università di Pavia, un indicatore più completo è il “Gender overall earnings gap”. Questo parametro considera tre fattori: i guadagni orari, le ore retribuite e il tasso di occupazione. Secondo questo indicatore, il divario retributivo di genere in Italia raggiunge il 43% (contro il 37% della media UE). La causa principale di un valore così elevato nel nostro Paese è il divario nei tassi di occupazione, che contribuisce per il 55,4% alla disparità complessiva. Seguono il divario nelle ore retribuite (34,7%) e, in misura minore, il divario salariale orario (9,9%).

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un titolo di studio elevato non elimina, ma anzi accentua, il divario. A livello europeo, il gender pay gap tra i laureati raggiunge il 25%; in Italia, questo valore è superiore alla media, attestandosi al 27%.

I dati dell’Indagine Almalaurea 2025 confermano che la disparità inizia già a un anno dalla laurea, con un divario del 13,9%. La retribuzione media mensile netta è di 1.536 euro per i laureati e di 1.323 euro per le laureate. Questo fenomeno è in parte riconducibile alla cosiddetta “segregazione formativa”: le donne sono sovrarappresentate in percorsi di studio meno remunerativi (come Educazione e Formazione o Psicologia), mentre gli uomini prevalgono in settori a più alto reddito (come Informatica e Ingegneria).

Anche all’interno delle discipline STEM, dove le laureate spesso presentano voti di laurea superiori e una maggiore partecipazione a percorsi formativi post-laurea, il divario retributivo persiste (11,9%). Ciò indica, come evidenzia la professoressa Rosti, che le competenze non sono l’unico fattore determinante, ma che pesano anche la tipologia di contratto (le neolaureate lavorano più in part-time e con meno contratti a tempo indeterminato) e un minor accesso a posizioni apicali.

Per contrastare questo fenomeno, l’Unione Europea ha introdotto la Direttiva 2023/970, che l’Italia dovrà recepire entro il 7 giugno 2026. La normativa introduce il principio di trasparenza salariale come strumento fondamentale. I datori di lavoro avranno l’obbligo di indicare la fascia retributiva negli annunci di lavoro e non potranno più chiedere informazioni sugli stipendi precedenti dei candidati.

I lavoratori avranno il diritto di conoscere i livelli retributivi medi, suddivisi per genere, per mansioni di pari valore. Qualora un’azienda presenti un divario salariale superiore al 5% non giustificato da criteri oggettivi, sarà obbligata ad avviare una valutazione congiunta con i rappresentanti dei lavoratori e ad adottare misure correttive, pena sanzioni significative. Come commentato dalla professoressa Carla Bassu dell’Università di Sassari, la direttiva mira a rendere effettivo un principio finora spesso solo formale, promuovendo un necessario cambio culturale nelle politiche aziendali.

Il gender pay gap accumulato nel corso della vita lavorativa si traduce in un divario pensionistico ancora più marcato. Secondo i dati OCSE, le pensionate italiane ricevono il 30% in meno rispetto ai pensionati, esponendole a un maggior rischio di povertà in età avanzata.

Dati Istat e INPS confermano la criticità. In Italia, solo il 28% delle donne percepisce una pensione (contro una media UE del 40,7%), e nella fascia 65-74 anni quasi il 27% delle donne non lavora e non ha alcuna pensione (contro il 5,7% degli uomini). L’ultimo rapporto INPS (2025) evidenzia che, pur costituendo il 51% dei pensionati, le donne percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici totali. La pensione media lorda mensile per gli uomini nel 2024 è stata di 2.142,60 euro, una cifra superiore del 34% rispetto a quella delle donne, ferma a 1.594,82 euro.

Fonte: https://24plus.ilsole24ore.com/art/quanto-sarebbe-pagata-donna-se-fosse-uomo-AH8Z21gC?utm_cmp_rs=fascia24

Corte di Cassazione: l’abbraccio non consensuale sul lavoro può costituire giusta causa di licenziamento

La Corte di Cassazione, con una recente pronuncia, ha stabilito un importante principio in materia di condotta sul luogo di lavoro, affermando che un abbraccio non consensuale può integrare una giusta causa di licenziamento. Secondo la Suprema Corte, tale condotta è idonea a ledere in modo irreparabile il vincolo fiduciario che deve intercorrere tra il datore di lavoro e il dipendente.

La sentenza trae origine dal caso di un dipendente licenziato per aver abbracciato una collega mentre era seduta alla sua scrivania. L’atto è stato compiuto nonostante la lavoratrice avesse in precedenza manifestato in modo esplicito il proprio dissenso verso contatti fisici di quel tipo.

I giudici di legittimità hanno respinto la tesi difensiva dell’uomo, il quale aveva qualificato il proprio gesto come “amichevole e goliardico”, privo di intenti maliziosi o a sfondo sessuale. La Corte ha chiarito che, ai fini della valutazione della gravità della condotta, l’intenzione soggettiva dell’autore del gesto è irrilevante. Ciò che assume rilievo è la valenza oggettiva del comportamento e la sua idoneità a ledere la dignità e la libertà della persona che lo subisce, la quale ha il diritto di non tollerare contatti fisici sgraditi.

La Suprema Corte ha inoltre sottolineato come il gesto abbia violato la sfera personale della lavoratrice, causandole un profondo turbamento. In tale contesto, è stato ribadito l’obbligo del datore di lavoro, sancito dall’articolo 2087 del Codice Civile, di tutelare l’integrità fisica e morale dei propri dipendenti, adottando tutte le misure necessarie a prevenire comportamenti lesivi.

Questa pronuncia conferma quindi che anche un singolo episodio, sebbene privo di una connotazione sessuale esplicita, qualora si configuri come una molestia fisica non gradita, può essere qualificato come un grave inadempimento degli obblighi contrattuali, tale da giustificare la massima sanzione disciplinare.

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/amp/737408_abbraccio-non-voluto-in-ufficio-e-giusta-causa-di-licenziamento

Una nuova alleanza per la salute e la legalità: 6Libera e Federsanità firmano un protocollo d’Intesa cruciale

Un passo significativo verso la creazione di ambienti di lavoro più sicuri, equi e inclusivi è stato compiuto con la sottoscrizione di un importante Protocollo di Intesa tra l’Associazione 6Libera.6come6 – ETS e Federsanità, la Confederazione delle Federsanità ANCI regionali. Questa alleanza strategica, di durata triennale, mira a consolidare un fronte comune per la promozione della cultura della legalità, della parità, del rispetto dei diritti umani, della salute e del benessere all’interno dei contesti sanitari e sociosanitari, sia pubblici che privati. L’accordo è stato formalizzato dalle firme del presidente nazionale di Federsanità, Fabrizio d’Alba, e del presidente di 6Libera, Giovanni Carbone, segnando l’inizio di una collaborazione istituzionale che promette di portare cambiamenti concreti e misurabili.

Il Protocollo non è solo una dichiarazione di intenti, ma un impegno concreto su obiettivi ben definiti. Attraverso questa intesa, le Parti si impegnano a collaborare per prevenire e contrastare molestie e violenze nei luoghi di lavoro, promuovere la parità di genere e l’inclusione, tutelare la salute e la sicurezza nei contesti lavorativi sanitari e sociosanitari, attivare percorsi formativi e informativi congiunti e realizzare campagne di comunicazione e sensibilizzazione. Tutto ciò con l’obiettivo di creare un ambiente sicuro per tutti gli operatori e favorire un’ampia inclusione, riconoscendo e valorizzando ogni individuo. Per tradurre questi obiettivi in realtà, il Protocollo prevede una serie di attività congiunte e misurabili. Tra le azioni concrete figurano indagini e analisi dettagliate, tramite questionari anonimi, rivolti al personale delle strutture sanitarie, che permetteranno di raccogliere dati preziosi per comprendere meglio le dinamiche esistenti e intervenire in modo mirato. Inoltre, percorsi formativi specifici verranno ospitati presso l’Academy di Federsanità, elaborati con il prezioso supporto tecnico e metodologico di 6Libera, offrendo un’opportunità unica per accrescere le competenze e la consapevolezza su temi cruciali. Saranno anche organizzati eventi pubblici, convegni e campagne di comunicazione multicanale per diffondere capillarmente la consapevolezza sul tema delle molestie sul lavoro e l’importanza della responsabilità sociale. Per assicurare la gestione operativa efficace di tutte le iniziative, sarà istituito un Tavolo di coordinamento, composto da rappresentanti di entrambe le organizzazioni. Questo organo avrà il compito fondamentale di definire il Programma delle Attività e di monitorarne costantemente l’attuazione, garantendo che gli impegni presi si traducano in azioni concrete e risultati tangibili. Con questa partnership, 6Libera e Federsanità si impegnano a costruire un futuro in cui i contesti sanitari e sociosanitari siano non solo luoghi di cura, ma anche ambienti di lavoro esemplari per inclusione, rispetto e benessere. Un passo fondamentale verso una società più giusta e sana per tutti.

Avviso “l’Italia delle donne” 2025

Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha pubblicato la seconda edizione dell’Avviso pubblico “L’Italia delle donne”, un’iniziativa volta a promuovere un cambiamento culturale a favore della parità di genere.

L’Avviso sollecita la presentazione di proposte progettuali che si articolino su due principali ambiti di intervento. Il primo ambito è finalizzato alla promozione di un immaginario privo di stereotipi e pregiudizi di genere. Il secondo mira a promuovere la piena partecipazione delle donne alla vita economica, sociale, politica e culturale del Paese.

Possono presentare domanda di finanziamento le amministrazioni pubbliche, le università statali, gli enti pubblici di ricerca e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, sia pubbliche che private. Sono inoltre ammessi a partecipare gli Enti del Terzo Settore (ETS) iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), nonché le associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte al registro nazionale del CONI o del CIP.

Le candidature dovranno essere presentate esclusivamente attraverso la piattaforma informatica del Dipartimento. La finestra temporale per la sottomissione delle proposte si apre alle ore 12:00 del 15 luglio 2025 e si chiude inderogabilmente alle ore 12:00 del 30 settembre 2025.

Fonte: https://www.pariopportunita.gov.it/it/litalia-delle-donne/avviso-l-italia-delle-donne-ii-edizione-2025/

Violenza di genere, via libera unanime del Senato al nuovo disegno di legge

È stato approvato all’unanimità dal Senato il nuovo disegno di legge per il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica. Il provvedimento, che ora passa all’esame della Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva, introduce una serie di misure più stringenti per la prevenzione e la repressione di tali reati.

Tra le principali novità, si prevede il potenziamento dell’istituto dell’ammonimento del questore e l’introduzione di termini più rapidi (30 giorni) per la valutazione del rischio e l’adozione di provvedimenti protettivi da parte dell’autorità giudiziaria. Vengono inoltre rafforzate le misure cautelari come l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento, con un maggiore ricorso al braccialetto elettronico come strumento di controllo. Una misura significativa è l’introduzione dell’arresto in “flagranza differita”, che consentirà di procedere all’arresto sulla base di prove come video o messaggi inviati entro le 48 ore dal fatto.

Il disegno di legge stanzia anche fondi per il rafforzamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, e prevede percorsi di formazione specifici per gli operatori coinvolti nella gestione di questi casi. L’approvazione definitiva alla Camera è attesa a breve, data l’ampia convergenza politica registrata sul tema.

Fonte: https://www.ansa.it//sito/notizie/politica/2025/07/23/si-al-reato-di-femminicidio-ora-la-pena-e-lergastolo_45f081fe-4f2b-4c22-89d9-07138a819c4b.html