Bando Isi Inail: contributi a fondo perduto per la sicurezza aziendale

Un’importante opportunità per le imprese che desiderano investire nel miglioramento della salute e sicurezza dei propri lavoratori. Si tratta del Bando Isi Inail, che offre contributi a fondo perduto fino a 130.000 euro per ogni impresa.

La procedura per compilare e registrare le domande si chiuderà il 30 maggio alle 18:00. L’obiettivo del Bando Isi è finanziare progetti concreti che portino a un miglioramento documentabile delle condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Particolare attenzione è riservata alle micro e piccole imprese agricole, per l’acquisto di nuovi macchinari che riducano emissioni e rischi di infortunio.

Possono presentare domanda i legali rappresentanti delle aziende, i loro delegati, gli intermediari e, a certe condizioni, anche imprese con contribuzione non gestita direttamente da Inail, se rispettano i requisiti specifici. Il percorso inizia con la compilazione online della richiesta, inserendo dati anagrafici, informazioni sui pubblici registri, composizione societaria, posizione assicurativa, unità produttiva interessata e numero di lavoratori.

Fonte: https://www.inail.it/portale/prevenzione-e-sicurezza/it/prevenzione-e-sicurezza/finanziamenti-per-la-sicurezza/incentivi-alle-imprese/Bando-isi-2024.html

Licenziato il primario arrestato per violenza sessuale e stalking

È stato licenziato un medico primario, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. L’uomo, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato, avrebbe abusato della propria posizione per compiere abusi sessuali nei confronti di dottoresse e infermiere, anche durante l’orario di lavoro.

L’inchiesta è partita dalla denuncia di una giovane dottoressa che ha raccontato di essere stata aggredita all’interno dell’ufficio del primario, chiusa a chiave nella stanza e costretta a subire atti sessuali. L’aggressione, interrotta solo dal sopraggiungere di un collega, è stata segnalata alla Direzione sanitaria dell’Ausl e alla Questura.

Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori hanno ricostruito una sequenza sistematica di abusi nel reparto. Nei 45 giorni di monitoraggio sono stati documentati 32 episodi tra molestie, rapporti sessuali completi e atti orali, compiuti sistematicamente all’interno dello studio del medico. Le indagini hanno evidenziato un contesto di forte omertà, che ha reso complesso l’accertamento dei fatti.

I locali di lavoro del professionista sono stati perquisiti nell’ambito dell’inchiesta, che prosegue per verificare l’eventuale coinvolgimento di altri episodi o vittime.

Fonte: https://www.rainews.it/articoli/2025/05/piacenza-abusi-e-violenze-su-dottoresse-e-infermiere-arrestato-primario-902872da-2c09-4fff-b740-87ba513093ae.html

Finti casting e visite ginecologiche inventate: arresti per abusi su ragazze

Dietro la promessa di un’opportunità lavorativa come attrici in spot pubblicitari per una presunta clinica, si nascondeva un piano criminale di abusi sessuali seriali.

Secondo quanto emerso dalle indagini, sono due gli uomini che avrebbero attirato, dal 2016, almeno 135 ragazze attraverso falsi annunci online. Le vittime venivano contattate via email, convinte di partecipare a video promozionali retribuiti per la clinica, e si ritrovavano invece sottoposte a false visite ginecologiche, durante le quali subivano abusi. Le violenze venivano filmate a loro insaputa in un appartamento, trasformato in una finta struttura medica.

Almeno sei giovani hanno subito gli abusi, e tre di loro sono state costrette a tornare più volte. Le email inviate per gli adescamenti riportavano nomi femminili, e nelle comunicazioni si parlava di uno staff medico composto da dottoresse, per accrescere la credibilità della messinscena. Diverse ragazze si sono fermate non appena hanno intuito la natura della “visita”, ma per molte altre le conseguenze sono state devastanti.

L’indagine è partita dalla denuncia coraggiosa di una giovane, che ha permesso alle forze dell’ordine di avviare le perquisizioni e sequestrare materiale informatico, tra cui video che documentano le violenze e altri contenuti a sfondo pornografico prodotti con lo stesso schema ingannevole.

6Libera denuncia con fermezza l’ennesima violazione della dignità e del corpo delle donne. È fondamentale riconoscere come la manipolazione, l’inganno e l’abuso di potere si insinuino anche sotto mentite spoglie di opportunità professionali. Chiediamo che la giustizia faccia piena luce su questo caso e riaffermiamo l’urgenza di educare al consenso, al rispetto e alla prevenzione della violenza in tutte le sue forme.

Fonte: https://tg24.sky.it/cronaca/2025/05/07/medico-radiologo-arresto-abusi-sessuali

Donne e paura: una libertà negata. Cosa ci racconta il Rapporto Censis sulla sicurezza fuori casa

In Italia cresce il bisogno di sentirsi al sicuro quando si è fuori casa. Ma a pagare il prezzo più alto sono, ancora una volta, le donne. Il 1° Rapporto Univ-Censis “La sicurezza fuori casa”, presentato a maggio 2025, lancia un segnale d’allarme chiaro: la libertà di movimento per molte donne è ormai un lusso.

L’81,8% delle donne ritiene che, negli ultimi cinque anni, camminare per strada sia diventato più pericoloso. Una percezione che si fonda su dati concreti e su esperienze quotidiane che spesso restano invisibili: il 67,3% ha paura quando rientra a casa di sera o di notte, e il 29,5% dichiara di essere stata seguita da uno sconosciuto. Sono numeri che raccontano una realtà fatta di rinunce e limitazioni: il 38,1% degli italiani ha evitato almeno una volta di uscire per paura, percentuale che sale tra le donne e i giovani.

Ma non si tratta solo di sensazioni. I dati sulle violenze sessuali confermano un’emergenza che non accenna a diminuire: nel 2024 in Italia si sono contati 6.587 casi, con un aumento del 34,9% rispetto a cinque anni fa. E il 25,6% delle donne intervistate afferma di aver subito almeno una molestia sessuale. A questi si aggiungono scippi, borseggi e altre forme di aggressione che colpiscono in modo sproporzionato il genere femminile.

È un’Italia in cui le strade, i mezzi pubblici e persino il tragitto verso casa diventano luoghi da evitare o da attraversare con il cuore in gola. Una libertà condizionata, che costringe molte donne a cambiare orari, percorsi e abitudini.

Non è un caso che il ricorso alla sicurezza privata stia crescendo: quasi 8 milioni di italiani, secondo il rapporto, vi si sono rivolti perché si trovavano in una situazione di pericolo. Ma può bastare l’intervento privato a garantire libertà e diritti?

Perché in gioco non c’è solo la sicurezza: c’è il diritto delle donne di vivere lo spazio pubblico senza paura, di poter esistere senza chiedere protezione, di camminare libere, non coraggiose.

È tempo di ascoltare questi dati, di agire sulle cause, di educare al rispetto e di costruire una società in cui nessuna debba più rinunciare alla propria libertà per sentirsi al sicuro.

Fonte: https://www.censis.it/sicurezza-e-cittadinanza/aumentano-le-paure-e-cresce-il-bisogno-di-sicurezza-quando-si-%C3%A8-fuori-casa

Discriminazioni di genere nelle professioni: il 58% delle donne avvocato dichiara di averle subite

Il 58% delle donne avvocato afferma di aver subito discriminazioni di genere sul luogo di lavoro. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio sulle pari opportunità nelle professioni ordinistiche, alla quale hanno aderito il Consiglio Nazionale Forense, il Consiglio Nazionale del Notariato e il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. La stessa percezione è condivisa anche dall’11,4% degli uomini. Dati simili si registrano tra i commercialisti, mentre tra i notai la percentuale di donne che denuncia episodi di discriminazione si attesta al 40%.

La ricerca, che ha coinvolto oltre 7.500 professionisti, di cui più di 5.300 avvocati (il 69,4% donne), restituisce un quadro chiaro di un disagio ancora molto presente. La maggior parte dei partecipanti lavora a tempo pieno, e la distribuzione dei carichi tra vita privata e professionale si rivela uniforme tra le categorie. Tuttavia, emergono ancora stereotipi difficili da superare. In particolare, molte professioniste segnalano la tendenza, da parte di clienti e colleghi, a percepire l’avvocato come figura maschile, mentre le donne vengono identificate come segretarie o assistenti, anche in contesti professionali paritari. Si evidenzia inoltre una forma di esclusione interna alla categoria: donne senza figli che tendono a non coinvolgere le madri in incarichi più impegnativi, giudicandole meno disponibili.

La ricerca sottolinea come la consapevolezza del problema sia crescente. Molte risposte evidenziano l’urgenza di un cambiamento culturale, basato su educazione, conoscenza e diffusione di buone pratiche. Le discriminazioni, secondo le professioniste intervistate, non derivano solo da atti espliciti, ma anche da atteggiamenti e convinzioni radicati, che ostacolano il pieno riconoscimento delle competenze femminili. La convinzione condivisa è che servano norme a tutela del lavoro, ma anche una rete solidale tra donne, per affrontare e superare stereotipi e barriere culturali.

Nel contesto internazionale, la posizione dell’Italia resta critica. Il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum colloca il Paese all’87° posto su 146, con una perdita di otto posizioni rispetto al 2023. In Europa, solo Ungheria e Repubblica Ceca risultano in posizioni più arretrate. A pesare sono la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, il divario retributivo, la scarsa rappresentanza nei ruoli decisionali e l’assenza di misure efficaci per la conciliazione dei tempi di vita.

Nonostante la presenza di Comitati e Commissioni Pari Opportunità presso i Consigli Nazionali, oltre il 67% delle donne avvocato e il 62% degli uomini dichiarano di non sapere se esista, o verrà introdotto, un piano per la parità di genere nella professione. Questo dato conferma quanto sia necessario non solo dotarsi di strumenti istituzionali, ma anche renderli visibili e operativi. L’obiettivo non può che essere quello di trasformare la crescente consapevolezza in azioni concrete e strutturate.

6Libera si unisce all’appello delle professioniste che chiedono rispetto, riconoscimento e pari opportunità, ribadendo il proprio impegno quotidiano per una cultura del lavoro libera da stereotipi, discriminazioni e disparità.

Fonte: https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/art/AGQXZVkC

Il potere non è neutro. E nemmeno equo. Il report “Sesso è Potere“ di OnData e info.nodes

Nel mese di marzo 2025, OnData e info.nodes hanno pubblicato il report “Sesso è Potere”, un’indagine collettiva nata dalla necessità di osservare, documentare e denunciare l’asimmetria di genere nei luoghi decisionali del nostro Paese. Non esistono banche dati ufficiali che raccontino chi detiene realmente il potere in Italia, né come questo sia distribuito tra uomini e donne. Questo lavoro nasce proprio per colmare quel vuoto: per contare ciò che ancora non viene contato.

“Sesso è Potere” è molto più di un report: è uno specchio che riflette la struttura del potere in Italia, svelando quanto sia ancora fortemente sbilanciata la distribuzione della leadership tra uomini e donne. I numeri parlano con forza: su 128.093 posizioni di comando analizzate, solo il 35% è occupato da donne. Un dato che, di per sé, dovrebbe bastare a scuotere coscienze e far nascere domande. Ma c’è di più. La presenza femminile tra i sindaci si ferma al 15%. Nelle redazioni giornalistiche, solo il 6% delle direzioni è affidato a donne. Le dirigenti apicali nella Pubblica Amministrazione rappresentano appena il 4%. E nel mondo dell’impresa, secondo l’Istat, meno di un imprenditore su tre è donna. Le manager non arrivano al 27% del totale, un dato inferiore alla media europea che si attesta al 33,9% (dati Censis 2023). Nelle cinquanta aziende a maggiore capitalizzazione quotate alla Borsa di Milano, solo due donne ricoprono oggi il ruolo di CEO o amministratrice delegata.

Non siamo davanti a un’eccezione, ma a una regola. Nel 2025 viviamo ancora in una società dove il potere ha il volto maschile, in tutti gli ambiti. Per questo motivo, la leadership femminile non può più essere considerata un punto d’arrivo o una concessione. È uno strumento indispensabile di cambiamento, oggi più che mai, in un mondo complesso, veloce e attraversato da profonde trasformazioni.

Il lavoro che ha dato vita a “Sesso è Potere” è un esempio di attivismo civico e rigore metodologico. Nessuno dei dati raccolti era immediatamente disponibile: sono stati selezionati, incrociati e verificati manualmente da più persone, con un’operazione paziente che parte da un principio semplice ma rivoluzionario. Contare. Contare per sapere, contare per comprendere, contare per cambiare. Perché le diseguaglianze, se non si misurano, restano invisibili.

Osservare il potere con occhi diversi è già un atto politico. Raccontarlo, con chiarezza e coraggio, è parte della nostra missione.

Il potere non è mai neutro. E finché resterà così sbilanciato, continuerà a generare disuguaglianza.

Fonte: https://www.6libera.org/wp-content/uploads/2025/04/Sesso-e-Potere-2025.pdf

Molestie sul lavoro: due superiori licenziati dopo la denuncia di un giovane operaio

A Torino, un giovane operaio di 21 anni ha avuto il coraggio di denunciare mesi di molestie subite nell’officina, portando al licenziamento per giusta causa di due suoi superiori, entrambi sessantenni. Andrea, nome di fantasia scelto per tutelare la sua identità, era stato da poco assunto quando si è ritrovato immerso in un ambiente lavorativo tossico. Il clima era segnato da battute a sfondo sessuale, contatti fisici indesiderati e messaggi inappropriati che rendevano insostenibile la sua quotidianità.

Dopo aver sopportato a lungo in silenzio, il ragazzo ha trovato la forza di denunciare, grazie anche al sostegno di un collega. Si è rivolto alla direzione aziendale, che ha avviato un’indagine interna. Le testimonianze raccolte da altri operai hanno confermato il contesto di violenza psicologica e fisica. Di fronte all’evidenza, l’azienda ha deciso per il licenziamento immediato dei due responsabili, senza possibilità di appello. Ora il caso è stato affidato alla Procura, che valuterà eventuali sviluppi penali.

Quello che emerge è il ritratto di un ambiente di lavoro arretrato, dove certi comportamenti vengono ancora banalizzati come semplici scherzi tra colleghi. Ma c’è un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato: quello del rispetto e della dignità delle persone. Eppure, prima della denuncia di Andrea, nessuno aveva avuto il coraggio o la volontà di intervenire.

In officina, nel frattempo, il clima è diventato teso. C’è chi minimizza quanto accaduto, sostenendo che sarebbe bastato un richiamo formale, e chi invece riconosce la gravità della situazione, ammettendo che il problema ha radici più profonde e sistemiche.

Il caso di Andrea mette in luce quanto ancora sia necessaria un’azione concreta per prevenire episodi di questo tipo. In molte aziende mancano strumenti efficaci per affrontare e contrastare le molestie. Servirebbero percorsi formativi obbligatori sul rispetto in ambito lavorativo, protocolli chiari che permettano di denunciare in sicurezza e sanzioni immediate per chi supera i limiti.

Andrea oggi conserva il suo impiego, ma guarda con diffidenza all’ambiente che lo circonda. Ha rotto il silenzio, pagando un prezzo personale molto alto. La sua testimonianza potrebbe rappresentare un punto di svolta, se aziende e istituzioni avranno il coraggio di coglierne il significato profondo. Altrimenti, episodi simili continueranno a ripetersi. E la prossima vittima potrebbe non avere la forza di parlare.

Fonte: https://www.giornalelavoce.it/news/cronaca/583081/torino-operaio-21enne-denuncia-molestie-in-gtt-due-superiori-licenziati.html

Medico agli arresti domiciliari per stalking e molestie: la denuncia di un’ex collaboratrice

Un noto medico è stato posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione, accusato di stalking e molestie sessuali ai danni di un’ex collaboratrice trentenne.

La denuncia è stata presentata da una giovane donna che lavorava come collaboratrice amministrativa presso la struttura medica con un contratto di prestazione d’opera. Secondo le indagini, la donna avrebbe subito attenzioni insistenti e non gradite da parte del medico, condotte che gli inquirenti hanno inquadrato come atti persecutori (stalking) e molestie sessuali.

La vicenda giudiziaria è nata da una causa di lavoro intentata dalla collaboratrice, i cui contenuti sono poi confluiti in un fascicolo penale.

Il caso riapre il dibattito sulle molestie sul posto di lavoro, soprattutto in contesti professionali dove rapporti gerarchici possono rendere più difficile denunciare abusi.

Fonte: https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/medico-domiciliari-stalking-vxvfi31m?live

Violenza sul lavoro: i dati allarmanti del report INAIL

Il fenomeno della violenza nei luoghi di lavoro si sta rivelando una piaga sociale sempre più diffusa, come dimostrano i preoccupanti dati emersi dal recente report INAIL. Nel 2023 sono stati registrati 6.813 infortuni sul lavoro causati da aggressioni, con un incremento significativo rispetto all’anno precedente. Un dato che assume contorni ancora più drammatici se si considera che le donne risultano essere le principali vittime, con un aumento dell’8,6% dei casi rispetto al 2022.

L’analisi rivela una realtà complessa: se la maggior parte delle aggressioni proviene da soggetti esterni (come nel caso di rapine o attacchi al personale sanitario), un numero non trascurabile di episodi violenti si consuma tra le mura aziendali, tra colleghi. Il settore sanitario emerge come particolarmente vulnerabile, con infermieri e operatori sociosanitari – in prevalenza donne – che pagano il prezzo più alto in termini di violenze fisiche e psicologiche.

Di fronte a questa emergenza, l’INAIL ha avviato una serie di iniziative mirate, tra cui il progetto “Valutazione dei rischi in ottica di genere”, che riconosce come uomini e donne possano essere esposti a rischi diversi in base alle mansioni svolte. L’obiettivo è fornire strumenti concreti ai datori di lavoro per identificare e prevenire situazioni di pericolo, creando ambienti lavorativi più sicuri e rispettosi.

Tuttavia, i numeri dimostrano che non basta il monitoraggio: serve un cambio culturale radicale che coinvolga istituzioni, aziende e lavoratori. La strada da percorrere è ancora lunga, ma la presa di coscienza collettiva della gravità del fenomeno rappresenta il primo, indispensabile passo verso luoghi di lavoro realmente inclusivi e liberi da violenze. Un traguardo che non è solo questione di sicurezza, ma di civiltà.

Consulta il report: https://www.6libera.org/wp-content/uploads/2025/04/alg-dati-inail-2025-febbraio.pdf

Professore di un liceo arrestato per molestie: la rabbia dei genitori e il silenzio della scuola

Un professore di un liceo scientifico è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di molestie sessuali su almeno due studenti. L’insegnante, che lavorava nell’istituto da diversi anni, sarebbe stato denunciato dopo che alcuni ragazzi avevano ripreso di nascosto i suoi comportamenti inappropriati in classe, mostranti carezze, abbracci e frasi equivoche. I video, consegnati ai carabinieri, hanno dato il via all’indagine della procura di Ivrea.

La scoperta ha scatenato la rabbia di molti genitori, che si chiedono come sia possibile che nessuno nella scuola abbia mai notato nulla. “I nostri figli ci dicevano da tempo che in classe succedevano cose strane”, racconta un padre tra i primi a sporgere denuncia. “In un istituto con 1.200 studenti, è inconcepibile che certi comportamenti siano passati inosservati per anni”.

Tra i corridoi della scuola, l’atmosfera è tesa. Alcuni studenti ammettono di aver avuto dei dubbi sul professore, ricordando i frequenti contatti fisici durante le lezioni, mentre altri lo difendono, sottolineando la sua preparazione e popolarità. Il preside ha preferito non commentare, ma tra i docenti serpeggia lo sconcerto. Una collega ha confessato di non essersi mai aspettata un simile episodio da un insegnante conosciuto da anni.

I filmati, diventati virali, hanno diviso l’opinione pubblica tra chi li considera prove inconfutabili e chi invita a non giudicare prima della sentenza. Intanto, la scuola deve fare i conti con domande più ampie: quanti altri episodi simili sono stati taciuti? Come garantire che gli studenti possano studiare in un ambiente davvero sicuro?

Mentre la giustizia fa il suo corso, il caso ha lasciato una ferita profonda nella comunità scolastica, costringendo tutti a riflettere sui meccanismi che troppo spesso portano a sottovalutare segnali d’allarme. Per le famiglie delle vittime, resta l’amarezza di un sistema che ha fallito nel suo compito più basilare: proteggere i ragazzi nel luogo che dovrebbe formarli.

Fonte: https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/25_marzo_27/torino-professore-del-liceo-scientifico-arrestato-per-molestie-in-classe-le-voci-giravano-da-anni-nessuno-si-e-accorto-di-niente-c5fef28d-2fab-4fed-a730-72f4688bfxlk.shtml?refresh_ce