UNI/PdR 125 per una effettiva parità di genere

Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Parametri per il conseguimento della certificazione della parità di genere alle imprese e coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e delle consigliere e consiglieri territoriali e regionali di parità” ha stabilito che i requisiti minimi per la certificazione della parità di genere nelle imprese sono quelli definiti dalla UNI/PdR 125, “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator)”. Oltre ad un cambiamento culturale e al beneficio sociale e reputazionale, ciò comporta benefici economici come i contributi previdenziali ridotti dell’1% e il punteggio maggiorato per l’aggiudicazione di appalti pubblici.

Maggiori informazioni a pagina 38 dell’edizione Standard n.3 di Settembre 2022 del magazine di UNI, per un mondo fatto bene. Clicca qui per sfogliarlo.

Suore denunciano alla giustizia civile il vescovo per violenza di genere

Le monache di clausura del convento di San Bernardo a Salta in Argentina alcuni mesi fa hanno denunciato l’arcivescovo locale per violenza di genere, ricorrendo al tribunale civile. Attualmente si trova agli arresti domiciliari dopo la sentenza di colpevolezza emessa alcuni mesi fa. 

Le suore di Salta hanno sporto denuncia per i maltrattamenti che subivano da anni, per la violenza psicologica, per le minacce, per il taglio delle risorse. Il giudice argentina ha così disposto la sorveglianza della polizia nel convento, ordinando che le autorità dell’arcidiocesi non potessero avvicinarsi alla struttura.

Intanto Papa Francesco ha spedito in loco, a Salta, un avvocato di sua fiducia per evitare che esplodesse un nuovo caso giudiziario.

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico l’accordo firmato tra la Priora del Monastero delle Carmelitane Scalze e l’arcivescovo Mario Antonio Cargnello. Il comunicato diffuso dalla congregazione dei religiosi recita: «Questo accordo è il frutto dello spirito di conciliazione che le parti hanno dimostrato rispondendo all’appello lanciato dal Santo Padre Francesco attraverso il dottor Javier Belda Iniesta, che aveva nominato suo Delegato per aiutare a ristabilire il dialogo fraterno tra le due istituzioni, sempre nel rispetto dell’autonomia del mondo secolare e delle competenze proprie del Vescovo». Ora la mediazione andrà avanti nel silenzio, ma le suore in parte hanno già vinto la loro battaglia di principio, essere ascoltate. Ad aprile 2023 il Garante «riferirà sull’effettivo adempimento degli accordi sottoscritti».

Violenza sessuale, la Cassazione stabilisce che è colpevole anche chi filma senza partecipare

La Corte di Cassazione ha raggiunto una sentenza che di fatto riterrà colpevole chiunque partecipi, non solo attivamente, ad un abuso. La Corte di Cassazione ha infatti deciso di punire anche chi filma una violenza sessuale, pur senza partecipare. Nella fattispecie, la Corte ha confermato l’accusa di violenza sessuale di gruppo per una ragazza di 23 anni, accusata di aver filmato gli abusi subiti da un ragazzo disabile. La Cassazione ha stabilito la colpevolezza della ragazza, in quanto la violenza sessuale di gruppo non prevede “la necessità che ciascun compartecipe ponga in essere una attività tipica di violenza sessuale”. Inoltre, “la realizzazione di un contributo ‘morale’, da parte del concorrente nel reato che non realizza l’azione tipica” è da considerare, spiega la Corte, “una condotta di partecipazione”. La sentenza arriva in risposta all’opposta linea difensiva della ragazza, in cui i legali sostenevano che il comportamento dell’assistita fosse “una mera adesione morale a un progetto criminoso altrui, come tale penalmente irrilevante”. Alla ragazza, insieme al branco protagonista della violenza, è stata disposta una misura cautelare. Inoltre ha l’obbligo di firma in attesa del processo definitivo. Una sentenza storica, che crea un precedente importante, chiunque assista ad un abuso, non può rimanere inerme davanti ad una atrocità del genere.

L’Italia è ancora lontana dal riconoscimento dei diritti delle donne nei luoghi di lavoro: molestie, discriminazioni e stereotipi denunciati da 1 donna su 2 in un’indagine

Battutine, discriminazioni, molestie, condizioni sfavorevoli di crescita professionale. In questo modo centinaia di donne hanno descritto la loro esperienza lavorativa all’interno della survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione), realizzata da Fondazione Libellula (https://www.fondazionelibellula.com/it/ebook.html) che ha coinvolto oltre 4.300 lavoratrici e libere professioniste in tutta Italia con l’obiettivo di fotografare lo stato dell’equità di genere del mondo del lavoro italiano.
Più di una donna su 2 (55%) si dichiara vittima di una manifestazione diretta di molestia e discriminazione sul lavoro. Il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati e il 53% ha subito complimenti espliciti non graditi.  Le conseguenze si riflettono in una limitazione del proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato o portare a conseguenze negative: il 58% delle donne intervistate non reagisce efficacemente di fronte ad una molestia, di queste il 38% non vuole passare come una persona troppo aggressiva o “quella che se la prende”, mentre l’11% non sa come fare.


Il 62% dichiara di essere considerata aggressiva se si mostra ambiziosa o assertiva, tra queste, il 42% ricopre un ruolo di responsabilità dirigenziale. Per gli uomini è più facile e veloce crescere e vedere riconosciuti i propri meriti. Arrivano di più e prima a posizioni di potere, ciò fa sì che in azienda la leadership diffusa sia prevalente al maschile. La carriera della donna è ancora troppo spesso interpretata alla luce di altri fattori rispetto al merito o alla competenza: il 71% sperimenta contesti in cui la leadership e i ruoli di responsabilità sono spesso prevalentemente ricoperti da uomini, il 79% vede crescere i colleghi uomini più velocemente, anche se con minore esperienza della propria o di altre donne. Questa difficoltà di progredire nel proprio percorso lavorativo peggiora in contesti in cui la genitorialità è percepita come condizione esclusivamente femminile. Le donne, così, non sono serene nel comunicare alla propria azienda di essere incinta (41%). Il 68% ha visto rallentare il proprio percorso di crescita, o quello di altre donne, a causa della maternità e il 65% che ha sentito allusioni e commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità in azienda. A generare la discriminazione non è solo un rapporto sbilanciato di forza nel contesto lavorativo dato dai ruoli operativi degli uomini rispetto a quelli delle donne, ma anche l’appartenenza al genere. 

Un problema culturale ormai insito all’interno del contesto professionale italiano che necessita di un profondo e continuo lavoro di educazione e sensibilizzazione. La ricerca mette in evidenza come lo stato dell’equità di genere nel mondo professionale sia ancora distante anche quando le donne ricoprono una posizione manageriale: in questa situazione, infatti, i loro comportamenti decisi e determinati vengono visti in un modo diverso rispetto a quelli maschili a volte anche rinunciando a mettersi in gioco per la loro crescita professionale.

Le donne a Budapest studiano più degli uomini. Secondo la ricerca, effetti catastrofici sulla demografia del Paese

L’ufficio dei revisori economici del Parlamento di Budapest ha pubblicato un rapporto secondo cui risulta allarmante il numero troppo alto di ragazze che si sarebbero iscritte alle università ungheresi negli ultimi 10 anni. Troppe studentesse rispetto ai colleghi maschi, per una percentuale del 54,5. Nello stesso lasso di tempo, i ragazzi hanno abbandonato gli studi a un tasso più elevato rispetto alle ragazze.
Secondo la ricerca, presto l’Ungheria avrà troppe donne laureate o comunque con un livello di istruzione che metterebbe in imbarazzo gli uomini, incapaci di sentirsi alla loro altezza, e quindi non disposti a spostare donne così emancipate e istruite, con catastrofici effetti sulla demografia del Paese. L’idea di un uomo terrorizzato da una donna evoluta e istruita è sconfortanteridicola, ma soprattutto subdola. In un Paese che voglia anche solo pensare di dirsi moderno, far figli non può essere una questione demandata alle donne in quanto tali.

6libera si unisce alla richiesta di annullamento dello spettacolo di Placido Domingo accusato di molestie sessuali

Venerdì scorso, a conclusione dell’esecuzione della Turandot di Giacomo Puccini all’arena di Verona, i membri dell’orchestra si sono rifiutati di alzarsi in piedi accogliendo il cenno del direttore, il tenore spagnolo Placido Domingo, che li invitava a prendere gli applausi dal pubblico. Per la rigida etichetta dell’opera e in generale della musica d’orchestra è stata una protesta piuttosto plateale, rivolta contro uno dei più famosi cantanti d’opera al mondo, da alcuni anni malvisto da parte dell’ambiente e del mondo della cultura in quanto accusato di molestie sessuali da numerose lavoratrici del settore. Gli orchestrali di Verona hanno accusato Domingo di non essersi comportato in modo professionale durante la preparazione dello spettacolo. Il Sindacato Lavoratori della Comunicazione della Cgil di Verona, con una lettera indirizzata alla fondazione che gestisce l’arena di Verona e parlando a nome di «artisti del coro, professori d’orchestra e tecnici di palcoscenico», accusa Domingo di essersi presentato solo saltuariamente alle prove – definite comunque «imbarazzanti» – e di non aver saputo dirigere correttamente l’orchestra. Il sindacato ha sostenuto che Placido Domingo «non [è] all’altezza della sua fama» e ha chiesto l’annullamento dello spettacolo che lo stesso Domingo dovrebbe dirigere il prossimo agosto in occasione del centesimo anniversario dell’Arena Opera Festival, il festival lirico che si svolge ogni estate all’arena di Verona. In questi ultimi giorni ci sono state, a Verona, altre proteste contro Domingo. Le lavoratrici e i lavoratori stagionali del Festival Areniano 2022 hanno scritto una lettera al sindaco Damiano Tommasi per esprimere il loro dissenso riguardo la presenza di Domingo in Arena e per chiedere di annullarne lo spettacolo del 2023. Le motivazioni sono le accuse di molestie sessuali che negli ultimi anni numerose lavoratrici nel settore dell’opera hanno rivolto a Domingo, che in passato avevano portato alla cancellazione di alcuni suoi spettacoli e alle dimissioni dal suo incarico di direttore generale dell’Opera di Los Angeles, una delle più importanti compagnie d’opera al mondo. Di recente, contro Domingo, ci sono state nuove accuse.

Anche 6Libera si unisce alla richiesta di annullamento dello spettacolo del 2023.

Linda Cerruti posta una foto con le medaglie e piovono commenti sessisti

Linda Cerruti è una campionessa pluripremiata di nuoto sincronizzato di 28 anni, che ha pubblicato sui social una fotografia, che la ritrae in una delle sue posizioni artistiche, nella quale si uniscono: nuoto, elementi ginnici, estetica e danza, con cui gli atleti eseguono esercizi coreografici in acqua, in sincronia con la musica. L’atleta ha voluto quindi riprodurre la posizione che richiede un allenamento intenso, ricostruendola non in acqua ma a terra, con le sue “otto medaglie vinte in quello che è il miglior campionato europeo della mia carriera” appese alle gambe. La foto è stata ripresa da diverse testate ma ha “scatenato” commenti volgari e sessisti che hanno amareggiato Linda Cerruti, che poi si è sfogata. “Dopo più di 20 anni di allenamenti e sacrifici – aggiunge la campionessa -, trovo a dir poco vergognoso e mi fa davvero male al cuore leggere quest’orda di persone fare battute che sessualizzano il mio corpo. Un sedere e due gambe sono davvero quello che resta, l’argomento principale di cui parlare?”. “Il minimo, nonché l’unica cosa che posso fare, è denunciare l’inopportunità di quei commenti, specchio di una società ancora troppo maschilista e molto diversa rispetto a quella in cui un domani vorrei far nascere e crescere i miei figli”, scrive Cerruti.  “Ci tengo, allo stesso tempo – conclude la campionessa -, a ringraziare tutte le persone che hanno preso le distanze da questi commenti, mi hanno ‘difesa’ ed hanno apprezzato la foto per quello che è: l’immagine di un’atleta di nuoto artistico orgogliosa dei suoi risultati. È questa l’Italia che orgogliosamente rappresento portando la bandiera tricolore in giro per il mondo”.

Pesanti apprezzamenti e avances alla giovane commessa di un negozio

Da circa due settimane si presentava nel negozio da cibo da asporto nel centro di Catania dove la giovane lavora facendole apprezzamenti pressanti. Impaurita per la presenza ‘assillante’ la donna ha chiamato la Polizia che lo ha bloccato e identificato. L’uomo, un marocchino, all’arrivo della pattuglia delle Volanti è andato in escandescenze aggredendo gli agenti, rendendo necessario l’intervento di altri poliziotti che lo hanno arrestato per atti persecutori, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

#SolidarityWithSanna le donne finlandesi ballano per sostenere la loro prima ministra

Le donne ballano, si divertono, vanno alle feste e questo non dovrebbe essere un valido motivo per screditarle. Non solo le prime ministre ballano, ma anche le avvocate, le ingegnere, le maestre e le chirurghe. Non si placano le polemiche contro la premier finlandese Sanna Marin, 36 anni, finita nella bufera dopo la diffusione in rete di un video in cui balla scatenata a una festa privata con amici famosi. Oltre alle critiche, tuttavia, Sanna sta raccogliendo anche solidarietà. Le donne finlandesi scendono in campo in difesa della premier Sanna Marin, al centro di un polverone mediatico e politico dopo la diffusione di alcuni video privati in cui balla scatenata. Per mostrare la loro solidarietà alla leader 36enne, hanno deciso di pubblicare online filmati in cui danzano e si divertono alle feste, con la didascalia “Dance with Sanna” e taggando i profili social della premier.

No del Senato alla parità di genere nella comunicazione istituzionale scritta

L’Aula del Senato ha respinto l’emendamento che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta, introducendo nel Regolamento l’utilizzo di un linguaggio inclusivo. L’emendamento prevedeva nello specifico che “Consiglio di presidenza stabilisce i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne“. Le proposte di adeguamento del testo sarebbero passate al vaglio della Giunta per il regolamento.La proposta ha ottenuto solo 152 voti favorevoli, 60 contrari e 16 astenuti, un numero, quello dei favorevoli, non sufficiente a raggiunge la maggioranza assoluta necessaria per questa votazione. Questa volta è quindi la politica che rifiuta la possibilità di dare una corretta e più equilibrata rappresentazione del genere femminile nella società, la stessa che in genere se ne fa promotrice per abbattere il fenomeno del gender gap.