Tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa

Si parla ancora di “divario di genere”. Nonostante alcuni importanti risultati raggiunti negli ultimi anni, la partecipazione femminile alla vita lavorativa del Paese è inferiore a quella degli uomini, oltre ad essere penalizzata da retribuzioni più basse. In più, molte volte le donne si trovano in un bivio: optare per la carriera o per la famiglia?

Ad aggravare una situazione già, di per sé, poco stabile, si aggiunge la pandemia, che non solo ha impattato sul mondo del lavoro – secondo l’Istat tre quarti dei 444 mila posti di lavoro persi nel 2020 erano occupati da donne – ma anche il carico sulle famiglie, spesso su spalle femminili.

Il tasso di occupazione femminile scende ulteriormente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). Il tasso delle donne Neet – tutte le giovani donne che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione – è cresciuto dal 27,9% al 29,3%, contro una media dell’Unione europea del 18%. Segna un brusco aumento anche il numero di donne costrette al lavoro part-time involontario, passando dal 60,8% del 2019 al 61,2% del 2020. In Europa questo tasso è al 21,6%, circa tre volte in meno.

Secondo Eurostat, il 37,3% delle donne italiane non lavora per occuparsi dei figli o di parenti. Infatti, in Italia, gli asili nido ospitano solo il 24,7% dei bambini con meno di tre anni. Se in famiglia non si trova un equilibrio tra nonni, babysitter e lavoro, sono proprio le donne le prime a sacrificarsi.

Almalaurea ha pubblicato nel mese di gennaio 2022 il rapporto di genere, in cui si evince che le donne hanno rappresentato il 60% dei laureati nel 2020, mostrando migliori performance in termini di regolarità e voto finale, oltre che ad essere più propositive, durante il periodo di studi, ad aderire ad attività di studio all’estero. Sempre su Almalaurea si nota che il tasso di occupazione femminile continua a registrare percentuali inferiori a quelle degli uomini. Questo divario si evidenzia anche nelle forme contrattuali e nella retribuzione. A cinque anni dalla laurea, infatti, gli uomini percepiscono in media circa il 20% in più e occupano professioni di livello più alto.

Il tasso di occupazione femminile in Italia rimane fermo al 49,9%, quasi venti punti percentuali in meno rispetto agli uomini e comunque tra i più bassi d’Europa. In sostanza, per la prima volta dal 2013, l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%) e la distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i “soli” 10,1 punti della media europea.