Molestie sul lavoro e licenziamento per giusta causa

Uno dei principali doveri del datore di lavoro è mantenere l’ambiente sicuro e rispettoso. L’articolo 2087 del codice civile sancisce che il datore di lavoro debba garantire la salute non solo fisica ma anche psichica dei propri dipendenti. Nei casi in cui ciò viene compromesso, il datore di lavoro può licenziare il dipendente per giusta causa, senza dargli il preavviso. Questi episodi riguardano una serie di approcci e inviti ripetuti e non graditi che creano disagio e turbamento, essendo condotte lesive della dignità e della sicurezza delle lavoratrici che violano le norme di decoro e correttezza nei rapporti lavorativi.

Di recente la Cassazione, con la sentenza numero 31790 del 15 novembre 2023, ha chiarito che la valutazione del comportamento del dipendente alla luce di norme aziendali e principi generali di condotta sia la giusta causa di licenziamento.

L’azienda in queste circostanze deve emettere una diffida scritta al dipendente, ovvero un avvertimento formale per portarlo a cessare i comportamenti inappropriati. Se con tale diffida il comportamento non cambia, il datore di lavoro deve procedere con la procedura del licenziamento, anche perché, venendo a conoscenza dei comportamenti scorretti del dipendente e non licenziandolo diventerebbe personalmente responsabile perché non procede tutelando la sicurezza e la salute psicofisica delle dipendenti. Un aspetto estremamente importante in queste circostanze è dato anche dalle segnalazioni dei dipendenti dell’azienda. Le testimonianze hanno un ruolo decisivo nel giudizio perché forniscono prove concrete dell’avvenuto, oltre ad essere un supporto per le vittime di violenza.