Global Gender Gap Report 2025: prospettati 123 anni per il raggiungimento della parità di genere globale

Il World Economic Forum, attraverso il suo Global Gender Gap Report 2025, giunto alla diciannovesima edizione, stima che saranno necessari ancora 123 anni per colmare il divario di genere a livello mondiale. Nonostante questa lunga prospettiva temporale, il rapporto evidenzia che il divario globale si è attualmente chiuso al 68,8%, segnando il progresso annuo più significativo registrato dall’inizio della pandemia. L’Islanda si conferma al primo posto nella classifica mondiale per il sedicesimo anno consecutivo, seguita da Finlandia, Norvegia, Regno Unito e Nuova Zelanda.
L’analisi, basata su dati provenienti da 148 economie, rivela segnali incoraggianti ma sottolinea anche la persistenza di ostacoli strutturali che continuano a frenare l’avanzamento delle donne a livello globale. I maggiori progressi si osservano nell’ambito dell’empowerment politico e della partecipazione economica. I settori dell’istruzione e della salute mantengono invece livelli prossimi alla parità, con un indice di chiusura del divario superiore al 95%. Tuttavia, la situazione si presenta meno equilibrata sul fronte dell’occupazione: sebbene le donne costituiscano il 41,2% della forza lavoro globale, il divario nelle posizioni di leadership rimane marcato, con solo il 28,8% dei ruoli apicali occupato da figure femminili.
Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum, ha commentato che, in un contesto caratterizzato da forte incertezza economica, bassa crescita e profondi cambiamenti tecnologici e demografici, la promozione della parità di genere rappresenta una leva strategica per il rilancio economico. Zahidi ha aggiunto che i dati dimostrano come le economie che hanno compiuto passi decisivi verso la parità si stiano posizionando per una crescita più forte, innovativa e resiliente.
Il rapporto del World Economic Forum rileva una correlazione modesta tra il livello di reddito di un Paese e il suo grado di parità di genere. Le economie ad alto reddito hanno chiuso in media il 74,3% del divario, a fronte del 69,6% delle economie a reddito medio-alto, del 66,0% di quelle a reddito medio-basso e del 66,4% di quelle a basso reddito. Si osserva, tuttavia, che alcuni dei risultati migliori provengono da Paesi non economicamente ricchi, i quali hanno colmato una quota maggiore del divario rispetto a molte economie ad alto reddito.
Analizzando le performance regionali, il Nord America si posiziona al primo posto con un punteggio di parità del 75,8%, trainato da significativi risultati nella partecipazione economica (76,1%) e da notevoli progressi nella rappresentanza politica, con una riduzione del divario di 19,3 punti percentuali dal 2006. Segue l’Europa, con un punteggio del 75,1% e una performance particolarmente elevata nella sfera politica (35,4%), ambito in cui guida a livello globale; otto dei dieci Paesi in cima alla classifica mondiale appartengono a questa regione.
L’America Latina e i Caraibi si collocano al terzo posto con un punteggio del 74,5% e un progresso record di 8,6 punti percentuali dal 2006, configurandosi come la regione che ha migliorato più rapidamente la parità di genere. Al quarto posto si trova l’Asia centrale (69,8%), con Armenia (73,1%) e Georgia (72,9%) che emergono come i migliori performer. Segue il blocco dell’Asia orientale e Pacifico (69,4%), dove si distinguono Nuova Zelanda (82,7%), Australia (79,2%) e Filippine (78,1%).
L’Africa subsahariana, sesta con un punteggio del 68%, presenta un panorama eterogeneo ma include anche casi virtuosi, con una partecipazione politica femminile in forte crescita: le donne occupano il 40,2% dei ruoli ministeriali e il 37,7% dei seggi parlamentari. In fondo alla classifica si trovano l’Asia meridionale (64,6%), dove solo il Bangladesh (77,5%) figura tra i primi 50 Paesi a livello globale, e la regione del Medio Oriente e Nord Africa (61,7%), la quale ha comunque triplicato la partecipazione politica femminile rispetto al 2006.
Per quanto concerne l’Italia, si registra un leggero miglioramento nella classifica generale, passando dall’87esimo posto del 2024 all’85esimo del 2025 su 148 Paesi. Il posizionamento italiano è sostenuto principalmente dal comparto dell’istruzione, dove il Paese si colloca al 51esimo posto con un punteggio di 0,998. Anche per quanto riguarda salute e aspettative di vita, il punteggio è positivo (0,966), sebbene la posizione in classifica sia l’89esima. Nel campo della partecipazione politica, il punteggio dell’Italia è di 0,255, che la colloca al 65esimo posto. L’area critica rimane la partecipazione al mondo del lavoro, dove un punteggio di 0,599 relega l’Italia al 117esimo posto.
Fonte: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2025/06/12/global-gender-gap-2025/?refresh_ce=1